Secondo giorno al Festival del Fundraising.

Secondo giorno al Festival del Fundraising.

Tanti incontri, sessioni di approfondimento e seminari su tutto ciò che ruota intorno al fundraising.  Giornata intensa e ricca. Un insieme di dati, metodi, evidenze, fatturati ed emozioni, visioni, sentimenti, valori.

Sono nuova qui. Ascolto un linguaggio a me poco familiare, sento parlare di prospect, algoritmi di machine learning, driver del cambiamento, pianificazione, impatto sociale, personal branding… Fino a 4 anni fa non sapevo nemmeno che esistesse il fundraising. Per me si trattava di raccolta fondi per la mia piccola associazione costituita da appena 2 mesi.

Poi un pomeriggio di 4 anni fa, appunto, al Serafico di Assisi è arrivato un certo Valerio Melandri  che spiegava “come trovare i soldi” per sostenere la propria Nonprofit. L’incontro era gratuito e dunque sono andata. E lì sono rimasta folgorata. Ecco, lì ho scoperto che esiste una professione che si trova nella terra di mezzo: è arte e creatività, è passione e sentimento ma anche rigore scientifico e tecnica applicata al caso concreto.

E così sono diventata fundraiser per caso. Ancora allo stato embrionale, mi sono nutrita delle preziose slide che il Professor Melandri aveva lasciato ai partecipanti, poi nella mia associazione abbiamo iniziato a sperimentare qualche suo suggerimento.

Sono passati 4 anni, la mia associazione è ancora piccola e siamo ancora pochi ma  continuiamo a sognare in grande e a farlo insieme.  E sempre insieme abbiamo fatto un po’ di strada verso… BO! che per noi è l’acronimo di un Bagaglio di Opportunità.

Essere qui oggi al Festival del Fundraising è un sogno avverato. È aver trovato un luogo fonte di ispirazione e di risposte. Ma soprattutto è vedere che esiste davvero una Comunità di persone che crede in quello che fa, che ama profondamente il cuore che è al centro di ogni Nonprofit. Ho visto una Comunità che sta facendo cultura in Italia e all’estero, che sta diffondendo il valore della solidarietà e del dono.

Al Progetto BO ci diciamo sempre che “i bisogni di ciascuno, messi in rete, si trasformano in opportunità reciproche di risposta e cambiamento”.

È il bisogno -non le risorse- che mette in moto chi dona, chi riceve, chi opera, chi crea, chi immagina.

Per rispondere a questo bisogno – che è in ciascuno di noi – ci vuole qualcuno, amico, che ci aiuti a riconoscerlo.

Oggi ho ricevuto tanto e sono grata per questo. 2 pennellate in particolare mi hanno ispirato:

Donare è la medicina per l’anima di chi dona” (cit. Simone Garroni di Azione Contro la Fame)

Un giorno qualcuno ha detto <<Signore mandaci dei matti>>” (cit. Raffaella Lebano di ActionAid Italia )

Riporto qui sotto la bellissima preghiera da cui è tratta la citazione di Raffaella Lebano:

O Dio, mandaci dei matti!

(di Louis Joseph Lebret)

O Dio, mandaci dei matti,

di quelli che siano capaci di esporsi,

di quelli che siano capaci di scordarsi di loro stessi,

di quelli che sappiano amare con opere e non con parole,

di quelli che siano totalmente a disposizione del prossimo.

A noi mancano matti, o Signore,

mancano temerari, appassionati,

persone capaci di saltare nel vuoto insicuro,

sconosciuto e ogni giorno più profondo della povertà;

di quelli che sono capaci di guidare la gente

senza il desiderio di utilizzarla come sgabello per salire loro;

di quelli che non utilizzano il prossimo per i loro fini.

Ci mancano questi matti, o mio Dio!

Matti nel presente, innamorati di una vita semplice,

liberatori del povero, amanti della pace,

liberi da compromessi, decisi a non tradire mai,

disprezzando le proprie comodità o la propria vita,

totalmente decisi per l’abnegazione,

capaci di accettare tutti i tipi di incarichi,

di andare in qualsiasi luogo per ubbidienza,

e nel medesimo tempo liberi, obbedienti,

spontanei e tenaci, allegri, dolci e forti.

Dacci questo tipo di matti, o mio Signore.

al PalaRiccione #festivaldelfundraising

#fundraising

 

 

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